Il geniale artista si è spento a Milano: oggi avrebbe compiuto 99 anni.
Nato a Morciano, si era trasferito presto con la famiglia nelle Marche. Suo il simbolo di Pesaro e il monumento funebre di Fellini.
Arnaldo Pomodoro si è spento ieri sera, domenica 22 giugno, nella sua casa di Milano, alla vigilia del compimento dei suoi 99 anni. Lo ha comunicato, questa mattina, la Fondazione che porta il suo nome. Lo scultore, noto tra l’altro per le sue iconiche sfere di bronzo, era nato il 23 giugno del 1926 a Morciano di Romagna, comune dell’entroterra riminese (qui le sue opere più iconiche tra Emilia Romagna e Marche).
Infanzia e adolescenza tra Pesaro e Rimini
A pochi mesi dalla sua nascita, la famiglia si trasferisce a Orciano di Pesaro, dove Arnaldo trascorre l’infanzia. Qui, il 17 novembre 1930 nasce il fratello Giorgio, che in arte sarà Gio’ Pomodoro, scultore, orafo, incisore e scenografo, morto a Milano il 21 dicembre 2002. Nel 1937 Arnaldo torna in Romagna; più precisamente a Rimini, dove frequenta la scuola media e poi l’istituto tecnico
per geometri. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, rientra a Pesaro.
Si appassiona alla lettura di autori contemporanei italiani e stranieri, fra cui Vittorini, Pavese, Hemingway, Faulkner, Steinbeck, Fitzgerald. Conclusa la guerra, Pomodoro ottiene il diploma di geometra e si iscrive alla
facoltà di Economia e commercio dell’università di Bologna. Lavora al Genio civile di Pesaro, con incarico di consulenza per la ricostruzione di edifici pubblici; tra il 1949 e il 1952 frequenta l’istituto d’Arte di Pesaro, dove nasce il suo forte interesse per la scenografia. Legge, intanto, testi teatrali classici e moderni (Eschilo, Sartre, Brecht).
Il trasferimento a Milano
Nel 1953 lascia Pesaro, chiamato a lavorare a Como per sei mesi. Nel 1954 si trasferisce a Milano e, tre anni più tardi, abbandona definitivamente il Genio civile: insieme al fratello Giò, trova uno studio nella città meneghina. Qui, i due lavoreranno assieme per una decina d’anni.
Le sue opere
Le opere di Arnaldo Pomodoro sono presenti nelle grandi piazze di tutto il mondo: da Milano a Copenaghen, da Brisbane, in Australia, a Dublino. E ancora: al Mills College di Oakland in California, nella sede del Department of Water and power di Los Angeles, nel cortile della Pigna dei Musei Vaticani, a Saragozza, in Spagna, e nelle maggiori raccolte pubbliche del mondo. A partire dai primi anni Sessanta, Pomodoro sviluppa la ricerca che lo ha reso celebre, ovvero quella sulla tridimensionalità e sulle forme della geometria solida.
Sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, cubi – in lucido bronzo – sono squarciati, corrosi, scavati nel loro intimo, con l’intento di romperne la perfezione e scoprire il mistero che vi è racchiuso. La contrapposizione formale tra la levigata perfezione della forma geometrica e la caotica complessità dell’interno sarà, d’ora, in poi una costante nella produzione di Pomodoro.
La ‘Sfera grande’, simbolo della città di Pesaro
Il nome di Arnaldo Pomodoro è scolpito anche nella memoria collettiva della città di Pesaro grazie alla “Sfera Grande“, la scultura che, dal 1998, domina il lungomare pesarese ed è diventata, nel tempo, un’icona urbana. L’opera non si limita solo a decorare, ma interroga lo spazio, la materia, il tempo. Meta di passeggiate, foto, incontri, simbolo dell’identità visiva della città, quella sfera lacerata è oggi anche il segno più tangibile del legame tra Pomodoro e Pesaro.






